Oggi pomeriggio, verso le 15 e 30, ma a quanto so più tardi le cose sono ancora se possibile peggiorate, per andare dal Foro Italico, passando per Tor di Quinto, alla Flaminia (altezza Euclide: chi è di Roma capisce, per chi non è di Roma diciamo che è un tratto di strada che con traffico normale – normale per la capitale, s’intende – ci vogliono dieci minuti/un quarto d’ora; se non c’è nessuno – ma c’è sempre qualcuno – di minuti ne basterebbero un paio) insomma, oggi per fare quel pezzo di strada ho messo quasi un’ora.
Perché? Perché cinquecento metri più avanti, sotto un cavalcavia, l’acqua dell’acquazzone che aveva appena preso a cazzotti Roma, almeno Roma Nord, aveva invaso entrambe le carreggiate costringendo il traffico a restringersi su una corsia e obbligando tutti ad andare assai piano sollevando comunque ondate su ondate.
Chissà da quanto non pulivano i tombini di scarico. Essere onesti evidentemente è un impegno a tempo pieno (o quasi: Lanzalone – che il corruttore automatico corregge ogni volta in “lazzarone” – docet), un impegno troppo faticoso per trovare il tempo di occuparsi di problemi così banali.

Via Flaminia, ore 16 e 30, all’uscita dal “lago”