La bellezza dell’orrore

L’altra sera abbiamo visto un film che, diciamo, non rivedrò. Non vorrei infierire, visto che il regista è uno dei miei eroi cinematografici, quel Robert Zemeckis a cui basterebbe solo la saga di Back to the future per restare nella storia. Ma Allied, con un Brad Pitt irriconoscibile per come s’è fatto gonfiare la faccia con iniezioni varie, non è certo la sua opera migliore…

Nel finale, però, c’è una scena che mi ha ricordato uno dei (pochissimi) racconti di mio padre sulle sue esperienze durante la guerra. Mandato a Berlino in ambasciata nel luglio del 1943 per la sua conoscenza del tedesco, papà l’8 settembre venne fatto prigioniero dopo aver passato la notte a distruggere documenti. Dalla metà di agosto la capitale del Reich venne bombardata più volte dall’aviazione inglese (tra il 23 agosto e il 4 settembre gli attacchi furono tre). E papà raccontava che quei bombardamenti furono lo spettacolo più bello che avesse mai visto nella sua vita. Salivano sul tetti con l’incoscienza e la presunzione d’immortalità dei 20 anni e stavano lì ad occhi e orecchie aperte davanti alla vista dei  fari che rastrellavano il cielo, dei traccianti che salivano a onde, delle bombe che esplodevano sulla città, nel frastuono delle sirene, degli spari e delle esplosioni.

La scena di Allied che riproduco qui sotto (ma gli screenshots non sono all’altezza di quello che si vedeva sullo schermo: mancano il movimento e il sonoro…) riguarda altri bombardamenti, quelli della Luftwaffe su Londra, ma lo “spettacolo” – peraltro ripreso dalla strada e non da un tetto, quindi con un orizzonte assai più limitato – non deve essere stato in fondo molto diverso da quello vissuto da mio padre a Berlino…

bombing

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