Il giro dell’Ode

Oggi ho fatto un bel giro a piedi. Un giro che avevo programmato di fare ieri. Ma l’altro ieri sera mi faceva male un tendine d’Achille (quello della gamba destra) che anche la mattina dopo, cioè ieri, dolorava anzichenò. E allora, fedele al precetto delle Giovani Marmotte per cui non vai in montagna se non stai bene al cento per cento, ieri me ne sono stato a casa bello tranquillo.

Stamattina, il tendine era come nuovo (e del resto io non mi chiamo mica Achille…). Così, dopo il giretto con Chicca “ad bisognum espletandum”, ho preso la macchina e sono salito verso Salisano. Arrivato quasi in paese ho preso a destra la strada che porta verso la montagna e ho parcheggiato dove finisce l’asfalto. Di lì, lento lento (ma non troppo), tra tratti in pieno sole e tratti in ombra sono salito sulla carrareccia che costeggia il monte Ode fino all’Osteria Faducchi (sono tre chilometri circa, per duecento metri di dislivello, che ho percorso in un po’ meno di un’oretta, con qualche pausa).

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Dalla carrareccia: l’Osteria Faducchi, sullo sfondo il Monte Tancia

Da qui inizia un sentiero che porta alla Sella di Fonte Lama (un chilometro e mezzo, 100 metri circa di dislivello, mezz’ora). Sulla sella c’è un recinto di filo spinato (con la solita apertura per umani) da passare e inizia la discesa. Prima di scendere verso la Cipresseta monumentale di Salisano, però, non mi sono fatto mancare la salita in cima all’Ode (una appettatina discretamente ripida di una settantina di metri di dislivello, che si fanno in una decina di minuti).

Dalla cima la vista è stupenda (anche se oggi era un po’ velato). Dalla croce nuova si vede tutta la valle di Farfa, con Fara Sabina e l’Acuziano (nella foto in basso a destra), dietro c’è il monte Gennaro e i Lucretili, sullo sfondo s’intravedono anche i Castelli romani.

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La croce “nuova” sul monte Ode

Pochi metri e si arriva alla vecchia croce, oggi a terra e smontata. Qui la vista è sul versante ovest, sulla Valle del Tevere e il monte Soratte. Nelle giornate limpide di sicuro si deve vedere anche il mare.

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La croce “smontata” in primo piano. Sulla sfondo la valle del Tevere e il Soratte

Passato il recinto c’è la discesa, prima giù dritto per dritto – un paletto con segnale bianco e rosso segnala l’inizio – poi una traversata verso ovest in quota, e poi la discesa definitiva verso dove avevo parcheggiato la macchina (sono oltre 300 metri di dislivello in tutto, che ho fatto in circa tre quarti d’ora), passando per la Cipresseta.

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In vista dei cipressi

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Dentro il bosco. Un cipresso da sotto, con l’effetto “panoramica” dell’i-Phaster ma verso l’alto

Un bell’allenamento per le gambe e il tendine, insomma. Piena soddisfazione del sottoscritto, che s’è concesso, al termine, un pezzo di pizza bianca con abbondante prosciutto cotto e sottiletta. Due yogurt come al solito sarebbero stati un po’ pochino…

Ode

il resumè della passeggiata secondo Viewranger

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