«Anch’io rifletto con i piedi. Per forza, non faccio che consumare le strade. Le idee che forgi con i piedi e che risalgono alla testa ti riconfortano e ti stimolano, quelle che scendono dalla testa ai piedi ti appesantiscono e ti scoraggiano». Mi hanno immediatamente colpito queste parole che ho trascritto dal libro che sto rileggendo in questi giorni (Col fucile del console d’Inghilterra, Amin Maalouf, Bompiani 1994). Uno come me che cammina abbastanza, e lo fa molto spesso da solo, con tante idee, pensieri, ricordi che frullano nella testa, sente subito la verità di quello che nel libro dice Nader, il mulattiere sapiente, l’uomo che percorreva la Montagna libanese con il suo mulo e spesso con un libro aperto davanti a sé.
Quanta saggezza in queste parole e che rovesciamento rispetto al senso comune dell’espressione ragionare con i piedi. Secondo la definizione del Sabatini-Coletti, “ragionare con i piedi”, è un modo figurato per dire “senza rigore né serietà”.
Ma le definizioni, si sa, scendono dalla testa ai piedi…