Che cosa fai, se alla fine del Cinquecento t’incaricano di dipingere un Giudizio Universale sulla controfacciata di una chiesa romanico/gotica come il duomo di Todi, che ha tanto di bel rosone lassù in alto, appena sotto le capriate del tetto?
Innanzitutto, deve aver pensato Ferraù Fenzoni (detto il Faenzone dalla sua città natale, Faenza) ti ispiri al genio che cinquant’anni e rotti prima ha creato il capolavoro della Cappella Sistina. Certo quella quantità spropositata di blu oltremare a te non la daranno (non sei Michelangelo, e il Vescovo di Todi non ha le possibilità economiche che aveva papa Paolo III Farnese) e allora opti per un cielo color celestino pallido, tanto hai la luce del rosone che dà vita al tutto. Poi sfrutti l’interno dello stesso rosone per rappresentare le schiere degli Angeli in un moto così più vorticoso. E per il resto? Ci ha già pensato il Buonarroti… dov’è il problema?