L’altro giorno siamo andati a vedere la mostra di Gianni Berengo Gardin al Palazzo delle Esposizioni (dura fino alla fine del mese: se potete, andateci). Dopo le suggestioni di quella con Erwitt all’Auditorium, questa, tutta dedicata al maestro della fotografia italiana (un mio vecchio amore: tanti anni fa comprai dai Remainders a Piazza San Silvestro un suo portfolio le cui otto foto sono attaccate alle pareti del mio studio), mi è piaciuta davvero tanto.
Quasi tutte le foto che vedo tutti i giorni erano in mostra (da quella del postino di Luzzara ai due vecchi inglesi seduti in una berlina di fronte al mare, dal tuffo nel Gange al bambino mascherato a New York). Ma tra quelle che “possiedo” non c’è quella che forse più amo, quella qui sotto, scattata negli anni 60 su un vaporetto veneziano.
E allora, nonostante il divieto di fotografare (in realtà quando l’ho fatto non ero cosciente di infrangere un divieto, almeno così mi sono detto dopo), comportandomi insomma un po’ da vecchio teppista, con l’amato i-Phast l’ho ri-fotografata, aggiungendo altri riflessi, tra cui al centro la mia crapa pelata, a quelli originali, quelli che ne fanno un labirinto nel quale non è facile trovare la via d’uscita.