Il pozzo del Diavolo

Tutto inizia quando il mio vicino Fernando, che quasi ogni mattina incontro sul sentiero dove vado a passeggiare, mi racconta di quando, giovane pastorello, portava le capre a pascolare su al Tancia. Era la fine degli anni quaranta, un’Italia assai diversa, nella quale era possibile portare i greggi, per sentieri e strade secondarie, da qui al Terminillo per i pascoli estivi in due giorni di cammino senza incontrare (o quasi) automobili.

E Fernando mi racconta del Pozzo del Diavolo, una vasca profonda sotto una cascata del torrente Galantina (o fosso del Tancia che dir si voglia). Una buca assai profonda – “profondissima” dice Fernando –, dove i più coraggiosi tra loro facevano il bagno. E – ricorda – c’era un albero che la sovrastava, da un ramo del quale “certi preti”, dice,  si lanciavano in acqua. Sere fa  parlo di questo posto con amici che, scopro, ci sono stati e mi promettono di portarmici, “ma più avanti, che adesso sarà tutta una guazza”. Ne leggo poi su Internet e scopro che le chiamano “le pozze del Diavolo“, perché sono due – ce n’è un’altra a monte della cascata – e perché, insomma, sono belle ma sono pozze.

Io però preferisco pensare al Pozzo del Diavolo, come lo chiama Fernando, e stamattina, visto il bel tempo, prendo la macchina e salgo al Tancia. Parcheggio al Ponticello, risalgo una decina di metri verso il passo e prendo il sentiero a destra che scende verso il Fosso. Dopo qualche tentennamento riesco a guadare senza bagnarmi le scarpe e mi avvio sul sentiero in salita.

Salgo per una decina di minuti, intravedo la zona del Pozzo – il sentiero segue la costa una decina di metri più in alto rispetto al fosso – continuo ancora per un po’. Arrivo a una radura e a un boschetto. Mi fermo, estraggo l‘i-Phast e – orrore!! – ci sono problemi con la batteria e mi muore fra le mani. Provo a farlo ripartire ma niente, non c’è nulla da fare: niente foto, dunque. Torno mestamente verso la macchina e, quando arrivo all’altezza della cascata, prendo comunque il sentiero verso il basso e arrivo in vista del Pozzo. In effetti è un posto decisamente notevole. Rispetto alle foto che avevo visto su Internet c’è molta più portata, la cascata è bella piena e non un pisciolino, l’acqua ha un gran bel colore. Riprovo a far ripartire l’i-Phast e – miracolo!! – si riaccende. Dura il tempo di un paio di scatti e poi ridefunge. Ma va bene così. Per adesso.

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La cascata e il Pozzo del Diavolo

Rinfrancato, torno al Ponticello dove c’è la macchina. Invece di tornare subito a casa, però, decido di andare fino all’Eremo di S. Michele (ma questa è un’altra storia, anzi, un altro post…)

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