L’eremo e la mola

– Ma da qui, dove si va?

– Dipende da dove vuoi andare.

La domanda, un po’ stupida, devo ammettere, era mia. La risposta, accompagnata da uno sguardo un po’ sornione, veniva da un pastore sdraiato sotto un albero a fare un po’ di siesta nella controra.

Il tutto avveniva qualche giorno fa. Orsetta s’era alzata zoppicando: per questo avevo rinunciato alla solita passeggiata di ogni mattina sulle rive del Farfa. Ma avevo voglia di camminare. Allora ho preso la macchina e mi sono diretto verso Roccantica. Avevo letto sere prima il Guattani raccontare di come secondo lui il Revotano (la grande dolina carsica che si trova al di là del torrente Galantina rispetto a Roccantica) fosse quello che Virgilio indicava come il centro d’Italia. E la cosa aveva aumentato il desiderio che provo da tempo di andarci. Ma mentre andavo verso Roccantica mi rendevo conto che il tempo ormai non sarebbe bastato per scendere nel fosso e risalire dall’altra parte.

Sarebbe bastato comunque per un primo approccio alla strada (che mi avevano detto non essere del tutto agevole). E allora, arrivato a Roccantica, gambe in spalla e su per la strada che inizia alla sinistra della chiesa di S.Valentino. Dopo un po’ incontro un sentiero che scendeva a destra e che, secondo il cartello che lo segnalava, andava verso Poggio Catino. Pur intuendo che quella poteva essere la strada giusta, come spesso mi succede, non la prendo e continuo a salire. Cammino per circa tre quarti d’ora sulla carrareccia che sale fino a che arrivo a un recinto dove sul filo spinato ci sono ciuffi di pelo di pecora e, dentro il recinto, pecore, cavalli e mucche. Vado avanti per un po’ in piano, poi due canetti mi si avvicinano abbaiando. È così che arrivo allo spiazzo e incontro il pastore, con la scenetta raccontata all’inizio di questo post.

– Che cosa c’è da vedere qui vicino? faccio allora io al pastore –

– Se vuoi, là sotto c’è l’eremo di S. Leonardo, risponde lui e mi spiega la strada da fare. E mi dice anche che dall’eremo c’è un sentiero che riporta a Roccantica – il sentiero che avevo tralasciato prima, penserà qualcuno, e anch’io l’ho pensato: abbiamo entrambi ragione.

Seguo la strada segnalata dal pastore, mi trovo davanti una discesa ripidissima e scivolosa, con tanti corbezzoli per terra e in aria (capisco perché mi consigliava l’altra strada per tornare al paese…),

IMG_0028IMG_8815poi arrivo al pianoro con le cataste di legna che il pastore mi aveva segnalato. Di lì non è complicato arrivare all’eremo. E infatti in cinque minuti sono lì, davanti all’ingresso

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Dentro c’è un edificio parzialmente diroccato, e, in una profonda cavità naturale, una specie di cappellina in muratura con un accenno di volta a crociera (quasi una tenda araba però fatta di mattoni), con tanto di graffiti con i nomi di persone “intelligenti” che vi sono passate e non sono riuscite a trattenersi, e il nerofumo dei fuochi accesi nel vano. Entrando, a sinistra, quasi sull’orlo della grotta, quello che resta di un affresco.

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Dall’eremo, in cinque minuti di discesa, si arriva alla Mola del Comune, sulle sponde del Fosso di Galantina. La temperatura cala di colpo. Di colpo fa freddo e la luce diventa più blu. Il fosso è a secco, i ruderi compaiono tra gli alberi.

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Qui è là pezzi delle macine del vecchio mulino, parzialmente sepolte dalla terra e dalla vegetazione.

Di lì tocca risalire al sentiero (e non sono i cinque minuti della discesa…), e poi un saliscendi di circa tre quarti d’ora fino al paese. A una svolta, un bel panorama su Roccantica e, più in là, Monte Fiolo e Casperia.

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