No, non siamo nelle foreste di bambù del Sichuan. Siamo a Roma, sotto il Gianicolo, in quell’Orto Botanico che fu il giardino del palazzo dei principi Corsini e, prima ancora, di Cristina di Svezia. Ci sono stato ieri a Roma, travestito da turista, insieme all’amico e maestro d’inglese Chris, che i panni del turista li indossava più correttamente.
Prima la Farnesina, con gli affreschi di Raffaello, Sebastiano del Piombo, Baldassarre Peruzzi e del Sodoma. (Che peccato che il giardino con la fontana, dove da giovane andavo a leggere sulle panchine attorno alla fontana, adesso sia chiuso e visitabile solo con un addetto…). Da lì, due passi, ed ecco l’Orto Botanico. Faceva una callazza veramente pesante, ma sotto l’ombra dei bambù sembrava di stare in primavera: un venticello fresco, ma così fresco da non muoversi più…
Ma i turisti se ne fregano del caldo. Hanno tempo limitato e voglia illimitata e quindi: avanti, sempre avanti. Fino alla fontana del Fuga, qui in due versioni: con Chris, da sopra; e senza Chris, da sotto, con l’i-Phast in funzione “panoramica”.
Poi, dopo il cannone di mezzogiorno (che è arrivato quando non lo aspettavamo più: l’orologio di Chris era due o tre minuti avanti; e il botto è stato veramente forte…) tante altre piante, di tutti i tipi e tutte le età. Dall’uscita, a destra verso Porta Settimiana. Di qui, S. Maria della Scala, piazza di S. Maria in Trastevere (con tramezzo e bibita da Di Marzio, sotto gli ombrelloni-tettoia e con ventilatore a grandi pale a muovere un po’ la callazza). E poi verso casa, non senza essersi fermati da Fata Morgana al Parco Nemorense per una bella coppetta (?) di gelato: zabbajone (scusate se lo scrivo alla romana), un cioccolato con dentro nocciole e caffè (niente male) e pistacchio naturalmente di bronte (e cche t’o dico affa’?).
Certo, fare il turista a 50 chilometri da casa, con una bella piscina che t’aspetta al ritorno, è tutta un’altra cosa…