Sono passati quindici mesi, o qualcosa di meno, dal messaggio con cui C. ha posto fine, se non alla nostra amicizia, quantomeno alla nostra frequentazione. Con uno strano e lunghissimo sms (peraltro affettuosissimo e nostalgico), su cui mi sono interrogato a lungo, C. dichiarava infatti “la nostra amicizia, nata e cresciuta in tempi lontani, come qualcosa che vive nei nostri ricordi e non più nella quotidianità”; diceva anche di essere ormai “un lupo solitario e non più un animale da compagnia” e di fatto respingeva un mio invito a una festa che si sarebbe tenuta di lì a qualche giorno. Confesso di esserci rimasto di merda e di aver risposto con un altro sms (segno dei tempi!) con il quale dichiaravo di non comprendere ma di rispettare le sue scelte ( e d’altronde, che cosa potevo fare di diverso?).
Per un po’ poi ho rimosso la questione ma stamattina era il compleanno di C. e giocoforza ci ho ripensato. Ho riletto il suo sms (il bello dell’iphone è che tiene memoria di tutto se non vuoi espressamente rimuoverlo…), ho riletto la mia risposta e mi sono chiesto che fare. Alla fine ho deciso di mandare un brevissimo sms di auguri al lupo solitario – alle 6 e qualcosa, prima di andare a Roma – e ho ricevuto il suo grazie alla “volpe mattiniera” qualche decina di minuti dopo. Decisamente un atteggiamento sportivo, il nostro, non c’è che dire.

Per chi non mi conosce di persona, questo nella foto non è C. Sono io in una recente foto del mio maestro d’inglese e grande fotografo Chris
Ma dentro di me la questione è tutt’altro che risolta. Se ci penso, prima m’incazzo di brutto e poi mi intristisco: con C. ho passato tante estati, tutte quelle dalla metà degli anni sessanta alla metà del decennio successivo. Abitavamo nello stesso palazzo in un’amena località di mare vicino Roma e frequentavamo lo stesso stabilimento, gli stessi amici, le stesse ragazze. Siamo stati a discutere dei massimi sistemi per innumerevoli notti e ci siamo visti a lungo anche a Roma. Ho insegnato a C. a suonare la chitarra e in breve tempo l’allievo ha surclassato il maestro. Non so se è la perdita di un’amicizia che mi rode di più o l’essere stato “lasciato” via sms. Forse la mia di oggi è una reazione infantile, ma finalmente sono pronto a lasciare libera la mia rabbia.
Eccheccazzo, amico mio, di allora e di sempre. Te lo dico via blog e con tanto tanto affetto: vaffanculo…
bravo enrico!!!
certi vaffanculi sono una vera e propria “sanatoria”!
Com’è vero, signora mia, com’è vero. Quanno ce vo’, ce vo’