Stamattina, mentre facendo colazione ascoltavamo Rinaldo Alessandrini e il suo Concerto Italiano interpretare i Concerti brandeburghesi di Bach, ho avuto una specie di illuminazione: quello che stava suonando sul lettore di cd era senza ombra di dubbio il disco più bello che ho. Frase impegnativa, certo, ma che stasera mi sento di confermare, dopo aver visto il dvd che accompagna i due cd, che contiene un film sul “making” del disco – in pratica una lunga intervista al direttore e clavicembalista romano.
Le sue parole sono illuminanti e sono altrettante “chiavi” per che chiarire le sensazioni che provo quando ascolto quel disco e che sostanziano il giudizio impegnativo di cui sopra. Leggerezza ed eleganza, rivendica Alessandrini, sono le cifre essenziali per questa interpretazione “italiana” di un monumento della musica mondiale, al quale tante interpretazioni tedesche o inglesi hanno dato una specie di quadratura che appesantisce la sublime architettura di J.S.B. E oltre alla leggerezza e all’eleganza, alla base dell’interpretazione (registrata in una sala, quella d’Ercole, di Palazzo Farnese) c’è una grande tecnica e una profonda comprensione della struttura, dell’importanza del dialogo tra le tante voci di questi concerti (e i musicisti, tutti ottimi, assecondano pienamente l’idea interpretativa). “Bisogna smontare tutto – dice Alessandrini nell’intervista – comprendere tutto e poi rimontarlo”. A parole sembra tutto facile. il miracolo è che questa facilità, frutto di un lungo e duro lavoro, si trasferisce anche nei solchi del cd e incanta chi ascolta.
L’ha ribloggato su enricogalantinie ha commentato:
Stranamente, pur con il titolo impegnativo che porta (il cui contenuto confermo senza alcun problema) questo post non è stato inserito nella serie degli album della mia vita. Il senso di questo mancato inserimento un po’ mi sfugge, anche se penso dipenda dal fatto che il cd non è uscito quando ero giovane(e dunque non ha potuto essere “formativo” quanto altri magari meno belli). Ma siccome quando è uscito ero vivo (e grazie a Dio lo sono ancora) non vedo perché non introdurlo tra gli album della mia vita. Rispettando l’ordine già esistente dovrebbe essere il n° 21. Ma siccome è il più bello /e l’ordine sono io che lo decido) gli do il numero zero, quello che va prima dell’uno.