Nonna Angela è sempre stata una buona forchetta. Non tanto nel senso della quantità quanto in quello della qualità. E aveva anche le sue “fisse”.
Mi ricordo una delle ultime volte che l’ho vista, sarà stato il ’95 o giù di lì. Più vicina ai cento che ai novanta (era del 1898) era tornata piccina, tutta curva com’era. E, quasi cieca e sorda, viveva in un mondo tutto suo, intenta a ricordare i suoi cari e pregare per loro. Me la ricordo nella sua poltroncina nella stanza di fronte all’ingresso della casa di Via Ernesto Masi 20 a sferruzzare. Ma se ti facevi riconoscere e la toccavi, ti guardava sollevando un po’ gli occhiali (non so cosa vedesse, forse era solo la forza dell’abitudine) poi, con una vocina flebile flebile, diceva “Il mio Enrico” e poggiava la guancia sulla mia mano che la accarezzava.
In questa sua vita ormai ai minimi termini, comunque, non rinunciava ai piaceri della tavola e alle sue abitudini. Come il Riccadonna prima di pranzo, il vermuttino accompagnato come sempre da qualche biscottino.
E magari, poi, anche una piccola cotoletta con le patate fritte. Poco ma di tutto. E con gusto. Una lezione per me. Una lezione per tutti.
L’ha ripubblicato su enricogalantinie ha commentato:
In questi giorni d’agosto non posso non pensare a mia nonna. Era il suo mese.Di solito andava al mare, al Lido di Spina, dove il 10 un numero imprecisato di figlie, figlio e nipoti la raggiungevano per festeggiare gli anni. Ha mancato di poco i 100, nonna Angela. Ma se contiamo anche gli anni in cui continua a vivere nella memoria mia, dei miei cugini e di chi l’ha conosciuta, Angela Gulmanelli, vedova Urbinati, ha superato quest’anno i 121…