Doveva essere il 1984 quando chiesi a Francesco Cascioli, che curava il coté fotografico di Rassegna Sindacale ed era un mago dei fotomontaggi (allora non c’era ancora Photoshop e si lavorava ritagliando le immagini e poi incollandole), di farmi un ritratto. Avevo trentun anno, una penisola di capelli in testa e mi sentivo quasi un signore rinascimentale a chiedere all’artista di leggermi dentro attraverso un’immagine. Che è quella che vedete qui sopra, malamente fotografata da un me cinquantottenne (ancora per non molto) e, come si vede dal riflesso, con una calotta rosea e riflettente là dove c’era la penisola di cui sopra.

Francesco non fece direttamente le fotografie. Chiese a un comune amico fotografo di farle, seguendo il servizio e chiedendomi di assumere certe pose. Aveva già in mente, evidentemente, l’idea del ritratto (che a me pare azzeccata). Assieme al ritratto Francesco mi diede una sua invenzione (per la quale scrissi la didascalia io stesso, e dalla quale ho dedotto oggi che il tutto avvenne nel 1984) realizzata con un altro scatto dello stesso servizio (vedi qui sotto).

Il pacchetto d’acquisto fu completato da un paesaggio di fantasia che Francesco aveva chiamato Manaus (che ho da qualche parte ma che dovrei provare a restaurare perché non è in condizioni ottime) e da un curioso Colosseo con due piani in più

del quale pochi – a domanda precisa “Che cosa c’è che non va secondo te in questa foto?” – notano l’incongruenza a un primo sguardo.

Ho poi perso di vista Francesco. L’altro giorno, mentre pensavo a questo post, ho visto su internet che è morto nell’agosto del 2010. Queste poche righe sono dedicate a lui.