
Quest’estate abbiamo organizzato come Fai Sabina una bella serata dedicata al Tancia e alla transumanza. Ci sono state conferenze colte, musica popolare e i ricordi, toccanti, della signora Adriana Bonacasata, oggi novantenne, ultima testimone dell’epopea del passaggio delle greggi sul valico (e anche della strage nazi-fascista sul Tancia, quando nel 44, l’8 aprile, vennero assassinate 18 persone nel comune di Monte san Giovanni, tra cui la madre e tre, tra fratelli e sorelle, della signora Adriana).
Per preparare l’avvenimento la sera prima sono andato a casa della signora dove piano piano la conversazione è scivolata su come fosse la vita in montagna a quei tempi. Ed era dura, molto dura, C’era una gran povertà e i bambini facevano la loro parte andando con le bestie ai pascoli fin da piccoli. Gli inverni erano freddissimi, nevicava spesso. Lì, chiacchierando con la signora Adriana, sua nipote e l’amico Claudio Autizi, che vive a Monte San Giovanni, ama di vero amore la sua terra ed è una delle colonne del nostro Gruppo Fai, ho scoperto un bellissimo verbo nel dialetto locale. Auccare, questo è il verbo, che sta per chiamare con un grido (l’onomatopea è stupenda). E dunque auccarsi, chiamarsi a gran voce. Vedo ancora adesso Claudio che mette le mani a cerchio intorno alla bocca e mima un lungo urlo silenzioso.
Resto sempre colpito dalla creatività dei dialetti…
Un po’ come l’onomatopeica di “ululare”, con la dignità linguistica acquisita già dall’antico.