«Nell’inquietudine e nello sforzo di scrivere, ciò che sostiene è la certezza che nella pagina resta qualcosa di non detto».
«È bello scrivere perché riunisce le due gioie: parlare da solo e parlare a una folla.
«Se ti riuscisse di scrivere senza una cancellatura, senza un ritorno, senza un ritocco – ci prenderesti ancora gusto? Il bello è forbirti e prepararti in tutta calma a essere un cristallo».
Due pensieri di Cesare Pavese, da Il mestiere di vivere, Einaudi, 1952. Entrambi di un 4 maggio: il primo del 1942, il secondo del 1946.