Se San Romualdo ti chiede una cosa…

rimucca«Ora, un tempo, quando dimorava ancora nei territori della Gallia, (san Romualdo) aveva familiarità con un contadino il quale, di quando in quando, gli costruiva degli utensili di cui c’era bisogno nella cella, e se qualcuno gli veniva utile, egli, più ricco di carità che di beni, vi provvedeva gioiosamente con la pochezza della sua povertà.

«Un conte, arrogante e superbo, inviò degli uomini al suo servizio che, con un colpo di mano, trafugarono una mucca del contadino, e ordinò che con le sue carni gli si preparasse un pranzo, pregustandone già il sapore. Allora, ecco, che il contadino raggiunge in fretta la cella di Romualdo, urlando gli strilla il caso della sua disgrazia, si lamenta che gli è stata sottratta la speranza sua e della casa.

«Allora, san Romualdo, di gran carriera, invia un messaggio al conte in persona e chiede con preghiera umilissima che egli restituisca al povero il suo animale. Lo spudorato conte respinse con sfrontatezza le sue suppliche e affermò che quello stesso giorno avrebbe assaporato i grassi lombi della mucca. All’approssimarsi dell’ora del pranzo, la mensa già imbandita, ecco che sono servite le carni della mucca: e, quando ormai incombeva la sentenza della punizione divina, proprio all’inizio del pranzo, il conte, ritagliatosi un pezzetto di coscia, se lo mise in bocca. All’improvviso quel boccone gli restò bloccato in gola a tal punto che non poteva inghiottirlo nello stomaco, né in alcun modo vomitarlo. Così, occluse le vie respiratorie, egli soffocò, tra le braccia dei suoi, di una morte orribile: e poiché aveva voluto saziare con ingordigia la bramosia della carne contro il servo di Dio, con giusto giudizio di Dio egli perse la sua vita carnale senza poter nemmeno cibarsene.»

Da “La vita del Beato Romualdo”, di san Pier Damiani

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