La firma di mio nonno bambino. E quel ghirigoro…

Oggi sono capitato quasi per caso su questo post del blog sulla mia famiglia, in cui non scrivo più da anni, ma che sta ancora lì nell’iperspazio virtuale e ancora viene visitato ogni giorno da qualcuno. In realtà non ci sono capitato per caso ma proprio perché avevo visto che qualcuno oggi aveva aperto questo post e allora l’ho aperto anch’io, per rinfrescarmi la memoria. E una volta aperto, l’ho riletto, commuovendomi un po’ nel vedere la firma di mio nonno che non aveva ancora compiuto otto anni e, da poco orfano di madre, era andato a vivere con i Chierici perché suo padre non l’aveva voluto con sé assieme agli altri fratelli e sorelle. La firma e quel piccolo ghirigoro accanto. Un piccolo mistero che me lo rende ancora più caro.

vado alla guerra

Enrico Galantini, nonno Enrico, è stato un uomo buono e pio. Molto religioso. Fu educato a essere così, nel ricordo della madre morta quando lui aveva solo sette anni, dalla famiglia Chierici. Tra le carte tramandatemi da zio Adriano ci sono molti, moltissimi bigliettini a lui inviati da Luigi Chierici e da suo figlio Tito. In ogni occasione o anniversario, compleanni, onomastici, date importanti (come il 1° gennaio del 1900) il suo nonno e padre putativi gli scrivevano poche (a volte non tanto poche) righe per felicitarsi con lui e spronarlo a essere sempre migliore, sempre più il degno figlio di tanta madre.

Quella che pubblico qui sotto è la dedica di Tito Chierici a Enrico (il “suo caro Ghighetto”) nel giorno dell’Epifania del 1889 (nonno doveva ancora compiere gli otto anni ed era rimasto da pochi mesi orfano di madre) di un libro, “La storia sacra dell’Antico e…

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