Questa storia ha sette anni. Me la ricordo come se fosse oggi (certe cose non si dimenticano). Nel frattempo i nostri quattro cani sono diventati una: Chicca, la Lowlander con i suoi 16 anni e mezzo, regna imperterrita sulla Capra Riccia e su di me, il suo Badantolo (l’Ottavo nano un po’ cresciuto). Ragù vive felice in Piemonte dove è stato adottato da una famiglia che riesce, a differenza di noi, a gestirlo. Chissà se uccide ancora pecore…
Fernando (il signor Polidori della storia, dopo qualche tempo è diventato un caro amico) è morto qualche mese, fa lasciando un grande vuoto nelle mie mattine – mi mancano la sua saggezza, i suoi proverbi e i caffè con lui e con Gino a parlare del più e del meno mentre Chicca girellava intorno. Alle pecore Fernando aveva rinunciato da qualche tempo e quindi non so che fine abbia fatto la protagonista di questa storia. Spero stia bene e bruchi su qualche prato verde…
Oggi ho vissuto un’esperienza mai provata. Ho trasportato in macchina un agnello(anzi, una pecorella: 3 mesi, una quindicina di chili) nel bagagliaio per qualche chilometro, per saldare un debito con un vicino. Ovviamente era viva, puzzolente e – poverina – molto spaventata.
L’antefatto.
Un paio di mesi fa (o forse anche qualcosa di più) suonano al citofono. È Polidori, il vicino, visibilmente (e giustamente) adirato. Mi dice che Ragù gli ha ammazzato un’agnellina e poi quasi aggredito una vicina quando questa ha cercato di togliergli la preda dalla bocca. Potete immaginare la mia reazione di sconforto: avevo fatto da poco un recinto tutto intorno a casa, tra l’altro un bell’investimento proprio per evitare cose del genere. Ma poi, quando uscivamo in passeggiata, al momento di rientrare Fausto e Ragù immancabilmente “si davano”, salvo poi ripresentarsi alla porta dopo un po’. E una volta quel po’ aveva comportato l’uccisione…
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