Ho l’abitudine, ogni spesso, di riguardare i post scritti nella data del giorno ma qualche anno prima. Ho scoperto così che sono passati sette anni da quando è morto P. Quel «buffo libro lungo lungo e rosso in copertina targato Feltrinelli (prima edizione: marzo 1968), quello che poi si legge in orizzontale come se fosse un calendario da tavolo» sta sempre sul comodino o nelle vicinanze. Lo so che gli anniversari in sé non dicono (e non servono a) nulla. Ma rileggerlo oggi fa vedere quanto la sua poesia sia sempre attuale. Troppo attuale. Scommetto che (ipoteticamente parlando) anche lui sarebbe contento se, nel frattempo, fosse diventata un po’ “fuori tempo”…
P.S. Se leggendo questo post vi venisse voglia di rileggere l’originale ri-bloggato qui sotto, non contentatevi di quello che vedete già in pagina: cliccando sul mio nome o sul link in fondo si riaprirà il post originale, che è più lungo e nel finale riporta un paio di stralci di un’altra bella poesia di E.P., con quel mischiare alto e basso che era una sua cifra stilistica.
Leggo in un post del mio amico e collega Stefano I. che è morto Elio Pagliarani. Guardo su repubblica.it e vedo che aveva 85 anni. Stavo rileggendo in questi giorni – stava sul mio comodino – “Lezione di fisica e fecaloro”, quel buffo libro lungo lungo e rosso in copertina targato Feltrinelli (prima edizione: marzo 1968), quello che poi si legge in orizzontale come se fosse un calendario da tavolo.
Riporto come omaggio a E.P. qualche verso (il finale di “Lezione di fisica”)
“Ma cosa credi che non sia stufo anch’io di coabitare
con me la mia faccia la mia pancia
anche in noi c’è dentro la voglia
di riassuefarci alla gioia, affermare la vita col canto
e invece non ci basta nemmeno dire no che salva solo l’anima
ci tocca vivere il no misurarlo coinvolgerlo in azione e tentazione
perché l’opposizione agisca da opposizione e abbia i suoi testimoni”
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