
L’ingresso dell’Auditorium
Quando il 9 siamo andati in Maremma, l’obiettivo “primario” era il concerto nell’auditorium della fondazione Bertarelli, l’ultimo della programmazione 2018 dell’Amiata piano festival.
Un concerto che aveva come titolo “Il valzer tra Parigi Vienna e Budapest”. Sono arrivato aspettandomi un tipo di musica, ne sono uscito avendone sentito un altro. Ma assai soddisfatto, comunque. Per la scelta dei pezzi e per l’esecuzione. A partire da Vienna, che era rappresentata dalla sonata schubertiana L’Arpeggione (chiamata così dal nome di uno strumento in voga nel primo 800, che si suonava come un violoncello ma aveva sei corde, come una chitarra). La sonata viene oggi eseguita da violoncello pianoforte, è splendida e l’esecuzione di Silvia Chiesa, violoncello, e Maurizio Baglini, pianoforte (e direttore del festival), per quanto ne capisco, è stata decisamente all’altezza. Così come è stata trascinante l’esecuzione, da parte dello stesso Baglini, del poema sinfonico La Valse, nella versione dello stesso Ravel per piano solo.

Alla fine del concerto
Ma è stata Budapest a sorprendermi e ammaliarmi, con un pezzo raramente eseguito di un autore che non conoscevo. Quando Baglini l’ha introdotto parlando di Ernö Donanyi, il compositore, mi è tornato alla mente il nome di un direttore d’orchestra che ho sentito più volte a Santa Cecilia, che si chiamava Christoph Von Donanyi (che poi ho scoperto essere il nipote). Ma del nonno (confesso la mia ignoranza) non avevo mai sentito parlare. E invece il pezzo, un sestetto per violino, viola, violoncello, corno clarinetto e piano concertante (nel link un’esecuzione che ho trovato su YouTube), mi ha entusiasmato. Scritto nel 1933, pienamente novecentesco ma con chiare influenze brahmsiane, ha un ultimo movimento davvero coinvolgente ma è tutto bello. Baglini diceva che il pezzo era poco eseguito anche perché niente affatto facile da eseguire ma gli interpreti (Jean‐Luc Votano al clarinetto, Denis Simándy al corno, Gauthier Dooghe al violino, Ralph Zigheti alla viola, Silvia Chiesa al violoncello e Maurizio Baglini al pianoforte) sono stati bravissimi. Alla fine applausi scroscianti.
Dopo la fine – ed è una simpatica abitudine del festival – una cena in piedi, con degustazione dei vini dell’azienda vinicola dei Bertarelli. La ciliegina sulla torta di una gran bella serata.