Nel giardino dell’Eden

In a gaddaHo comprato in edicola il vinile di In-a-Gadda-da-Vida, il mitico elleppì degli Iron Butterfly datato giugno 1968. All’epoca ero più orientato verso il pop mentre qui siamo nel rock più acido e heavy, per l’epoca. Cinquant’anni fa (maro’ quanto tempo è passato…) lo ascoltai, lo apprezzai – e come si fa a non apprezzarlo se ami il rock – ma non mi coinvolse mai fino in fondo: era altro da me. Adesso, da vecchio che ha alzato le vele attraverso tanti mari musicali, riesco ad apprezzarne pienamente l’innovatività, la visionarietà, la voglia di spingersi al di là di ogni limite. Oltre, lo confesso, a godere assai ogni volta che appoggio la puntina sul giradischi, alzo il volume dello stereo e mi metto a dondolare a mo’ di gorilla per il mio studio, mentre Chicca si affaccia, mi guarda perplessa e torna nella sua cuccia.

Il pezzo, con l’intro di organo vagamente classico subito spodestato dal riff ipnotico del basso (Lee Dorman) doppiato dalla chitarra (il diciassettenne Eric Braunn) e supportato da una ritmica azzeccatissima (Ron Bushy alla batteria) e dalla voce dark oltre misura dell’autore, organista e cantante Doug Ingle, va avanti per oltre 17 minuti, con vari assoli e il ritorno dell’onnipresente riff. Un esperto potrebbe dire che questo è il pezzo “seminale” per tanta e tanta musica che è venuta dopo. Io più modestamente posso dire che avevo quindici anni, forse allora non l’ho capito, ma oggi sono in grado di godere tutto di questa musica, anche quanto di datato, inevitabilmente, c’è in essa.

Qui il video di YouTube con In-a-Gadda-da-Vida.

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