Stamattina sveglia antelucana (forse ieri sera ho mangiato e bevuto troppo). Mancano ancora molti minuti alle cinque. Dopo aver giocato un po’ a Ruzzle, letto il giornale e fatto un paio di Sudoku, si sono fatte le sei e un quarto. Con molta delicatezza apro le persiane – cigolano un po’ e non vorrei svegliare Daniela, che quasi certamente è già sveglia ma non si sa mai…
Apro e il canto degli uccelli mi riempie il cuore. Un cacciatore spara un colpo che per fortuna resta isolato (magari s’è reso conto dell’ora e s’è vergognato, magari s’è sparato addosso e le sue urla il vento se le porta in un’altra direzione…).
Ma non c’è vento e il cielo è un mélange di bianco e celeste in attesa del sole. Una piccola scia rosa spunta da dietro Baccelli e avanza, lenta ma veloce, nel cielo. La fotografo ma l’i-Phaster la vede poco. Allora zummo e si vede un po’ meglio.
Continuo a guardarla, respiro lentamente nel silenzio rumoroso di una mattina in campagna e sento una profonda pace dentro di me. Momento raro che cerco di godere e di memorizzare, per riutilizzarlo magari quando di pace ce n’è di meno, dentro e fuori. L’aereo continua il suo volo sopra di noi, verso Ovest. Resto in piedi a guardarlo nell’aria fresca del mattino. È in momenti come questo che la scelta di venire a vivere qui mi appare in tutta la sua intelligenza e lungimiranza.