La terra dei vulcani

Doveva essere una mattina riposante, due o tre siti abbastanza vicini al castello dove dormiamo, e poi ritorno a casa per riposare (in fondo è domenica e ieri il trasferimento da Lourdes a qui, con tappa a Conques, era stato abbastanza impegnativo).

Iniziamo da Le Monastier-sur-Gazeille, bel villaggio a pochi chilometri, dove una notevole chiesa abbaziale testimonia la presenza di un’Abbazia benedettina, quella di St. Théofrède (o St. Chaffre, come diceva il popolo) che nei secoli ha avuto grande importanza giungendo ad avere influenza fino al Piemonte. Oggi il monastier che ha dato il nome al villaggio non c’è più, l’edificio che ospitava i monaci è diventato museo del Tesoro della chiesa (e altro) e il castello dove viveva l’abate un altro museo. La chiesa ha una facciata romanica assai bella,

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con dei bei giochi di policromia ottenuti accostando le pietre vulcaniche di questo territorio che millenni e millenni fa era tutto un’eruzione. Vedi qui il particolare.

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Questa policromia è tipica delle chiese dell’Alvernia. La si ritrova anche nei muri, con il semplice accostamento di pietre diverse. Affascinante. All’interno

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ha connotati romanici e gotici (venne abbondantemente rifatta nel XV secolo)

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e un organo che se non è il più antico di Francia poco ci manca, essendo datato 1518.

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Dopo Le Monastier il piano prevedeva la visita a due paesi, Moudeyres e Bigorre, tipici per le architetture rurali e i tetti in paglia, con tanto di ecomusei sulla civiltà contadina. Belli, non c’è che dire, se non fossero stati separati da una valle profonda per cui i pochi chilometri si sono rivelati “discese ardite e risalite” di cui oggi avrei fatto volentieri a meno.

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Una casa dal tetto di paglia a Moudeyres

Ma sono gli inconvenienti – invero sopportabilissimi – del viaggio. Specie quando lungo la strada trovi paesaggi a 360 gradi che ti tolgono il respiro…

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