La signora che mi passa accanto ondeggia vistosamente sulla bici. Ha il viso rosso, stravolto, ma ansima tra sé e sé in francese “ce l’ho fatta, ce l’ho fatta”. Io sto scendendo dal bar che sta alla sommità del Tourmalet verso il parcheggio un po’ più in basso dove ho lasciato la macchina, lei sta finendo la salita dal versante di Bagnères de Bigorre. Non saprei darle un’età precisa: ha i capelli raccolti da un fazzoletto e sopra porta il caschetto di sicurezza, potrebbe avere cinquant’anni come pure la mia età. È tosta e mi trattengo a fatica dal batterle mani. Non vorrei pensasse che la prendo in giro, io che l’ammiro profondamente.
Sono salito fino ai 2115 metri del passo dal versante di Lutz St. Sauveur. Il navigatore, acceso quando lasciata Lourdes ero già nella valle dei Gaves, voleva farmi tornare indietro e passare proprio da Bagnères de B., ma non gliel’ho data vinta e ho continuato da quest’altra parte. Era da tanto che, ogni volta che venivo a Lourdes, pensavo di salire quassù, a vedere le strade del Tour de France, sulle tracce di Gimondi e di Pantani. L’ultima volta che ci ho provato, in aprile un paio d’anni fa, il passo del Tourmalet era chiuso per neve. Stamattina ho guardato il meteo; diceva che nella zona dalle 8 alle 13 ci sarebbe stato il sole, poi nel pomeriggio, pioggia e grandine. L’ideale per salire in mattinata. Ma dalla finestra le nuvole basse raccontavano un’altra storia. Allora ho messo la webcam del Tourmalet e un sole pieno mi ha travolto dall’iPad. Poco dopo anche dalla finestra faceva capoccella un timido sole. Vai con il Tourmalet, allora.
La salita è stata bella. Circondata da picchi di oltre tremila metri la strada s’inerpica senza tanti tornanti (ne ho contati poco più di dieci) lungo un ripido vallone verde e pieno di acque. Ogni tanto qualche tratto più morbido poi una nuova appettata fino allo strappo finale, dove la natura è più aspra e scabra, con un paio di tornanti davvero tosti.
Lungo la strada del passo i ciclisti non sono tanti, ne conto una ventina. Ce ne sono di tutti i tipi e di tutte le età, maschi, la maggioranza, e femmine: soli, in coppia, in piccoli gruppi. Soffrono ma vanno avanti. Qualcuno ha la macchina con la famiglia al seguito, si rivedranno al passo. Parafrasando Asterix (nella traduzione di Marcello Marchesi), “Sono Pazzi Questi Ciclisti”, ma è una pazzia positiva, la stessa pazzia (che conosco bene) di chi ama camminare in montagna e sfida i propri limiti, per vedere quello che c’è dietro la prossima curva.
Dallo stereo suona una compilation di pezzi che amo degli anni Sessanta. Quando è il turno di Born to be Wild degli Steppenwolf – potenza della musica – incrocio anche dei centauri a bordo di Harley Davidson. E, si parva licet, penso al mio Scarabeone rottamato dopo l’ultimo incidente qualche anno fa, assieme a una stagione della mia vita, quella su due ruote.
Quando scendo verso Bagnères de B. mi rendo conto che questo versante è decisamente più tosto. Un po’ conta il fatto che, certo, in discesa la strada sembra sempre più ripida, ma è davvero più ripida. Almeno il pezzo, un chilometro circa, fino a La Mongie, ecomostro per sciatori, costruito sotto il passo con vista e collegamenti verso il Pic du Midì. La strada è così ripida che un piccolo caprone mi si sdraia davanti e resta lì, costringendomi alla manovra per proseguire.
Ma il pendio è tosto anche dopo e infatti incontro molti ciclisti scesi di sella a riprendere fiato. C’è anche uno che sale correndo, una corsa un po’ rallentata ma sempre corsa. Chapeau…
Arrivato a fondo valle, vedo l’indicazione per il Col d’Aspin, altro nome (minore) inscritto nella mitologia del ciclismo. Non è neanche mezzogiorno, nessuno m’aspetta, decido di salire anche questo passo (tanto non sto mica faticando in bicicletta…). Al valico, una gran bella vista, con la strada e il piazzale invasi da mucche.
Aspetto con pazienza che si spostino, parcheggio, scatto due foto al panorama, anche qui bellissimo. Mi siedo sull’erba a riposare un po’ e a prendere un po’ di sole e d’aria buona. Poi decido di tornare in albergo. Dopo la bella e ricca colazione che ho fatto, posso anche saltare il pasto.
E nel pomeriggio, se piove, posso anche scrivere il post più lungo di tutto il mio blog, quello che avete avuto la pazienza di leggere fin qui.
BELLA E SUGGESTIVA QUESTA “PIRENAICA” , LA SALITA è STATA DURA MA CE L’HO FATTA GRAZIE ALLA TUA SCRITTURA, COMPLIMENTI
Grazie Isa. Complimenti a te per la rima