Oggi pomeriggio mi sono regalato l’ennesima visione (questa volta in inglese con sottotitoli in inglese) di un film tra i miei preferiti: Quattro matrimoni e un funerale. Per carità, mi piace e mi emoziona vedere film seri e impegnati. Ma devo confessare che adoro le commedie sopra ogni cosa (soprattutto se con il lieto fine…).
E la commedia inglese che lanciò nel mondo Hugh Grant (dopo un’apparizione che non sfuggì ad amiche cinefile e buongustaie in Quel che resta del giorno) ormai ha quasi venticinque anni ma secondo me non ha perso nulla. Anzi. E anche la visione in originale ha il vantaggio di regalare voci decisamente più congruenti al modo di recitare e al fisico di Grant e degli altri, anche se qualcosina di senso si perde (o almeno io lo perdo).

Andie McDowell e Hugh Grant
E che dire dei co-protagonisti: una Andie McDowell al massimo della forma (che Dio la benedica); una Kristin Scott Thomas perfetta nella parte dell’innamorata senza speranza; Simon Callow e John Hannah superbi nel tratteggiare i caratteri che più diversi tra loro non si può della coppia dei due amici gay; e tutti gli altri che non cito (a parte l’esilarante Rowan Atkinson, Mr. Bean, nella parte del prete imbranato).
È una perla, il film di Mike Newell (scritto mirabilmente da Richard Curtis). Scalda il cuore. Dovrei rivedermelo più spesso.