Ieri, se ben ricordate – eddai, sono passate ventiquattr’ore al massimo – ha piovuto non poco, almeno qui in Sabina. Gran parte del tempo l’ho passato nel mio bunker per cui sentivo che pioveva, sì, per via del rumore, e per via del non rumore sentivo che non pioveva. Ma non è che guardassi molto fuori…
Poi, verso sera, sono uscito per andare nella tentacolare Poggio Mirteto e quando, sbrigate le mie faccende e staccatemi le ventose poggiane una a una dal corpo, sono tornato a casa, una volta al belvedere di Montopoli ho intravisto con la coda dell’occhio delle luci intriganti verso il Soratte. Ho appoggiato la macchina nel parcheggio e, incurante della pioggerella che ancora insisteva, ho sfoderato l’i-Phaster e ho adempiuto al mio dovere di testimone visivo della bellezza della Sabina. Con queste due foto: lo stesso panorama, una volta normale e una volta zummato a x2.
Non male, no? Una volta a casa, la luce tersa del dopo pioggia illuminava in modo diverso (l’ho fotografata più volte negli anni, ma ogni volta è come se fosse la prima) la costa che sale a Baccelli e, più su, all’Acuziano, con una luce giallognola che contrastava con il cielo ancor nero di pioggia. E allora ho fatto ancora una volta il mio dovere (che è pur sempre un piacere…).