Beh, miracoli magari è un parolone. Però la persistenza e la resilienza nel mondo della natura mi affascinano sempre. Andiamo per ordine, allora. Il primo “miracolo” (con le virgolette suona meglio…) è quello delle canne che, anno dopo anno, “ricicciano” puntuali (quest’anno magari con un leggero ritardo) in questo quadrato di terra dietro casa, dove evidentemente c’è un sacco d’acqua. Mi piacciono le canne, quando spuntano dall’erba e in poco tempo si allungano fino a essere così lunghe da ondeggiare a ogni stormir di brezza (“come canne al vento”, no?). A un certo punto le tagli, le metti da parte per il prossimo orto o per qualche vicino che ne ha bisogno, tanto sai che l’anno dopo, puntuali, si ripresenteranno.
Il secondo “miracolo” è quello del cappero (la piantina nel muro con le foglie un po’ violacee a destra in basso nella foto).
Qui sopra si vede meglio, il cappero. Il primo che, piantato questa volta in un interstizio del muro, abbia retto e si prepari a un secondo anno di vita. Sembra incredibile, quando uno vede le mura di Roma infestate da enormi piante di cappero, che qui ci abbiamo messo più di dieci anni per averne una, piccola e un po’ “ramicia” come questa. Ma tutti i tentativi precedenti erano falliti, forse per terreni troppo buoni e/o per troppa attenzione. C’è voluto un muro e un po’ di trascuratezza da parte nostra e il cappero alla fine sembra avercela fatta. Il miracolo sarà completo quando la piantina farà il primo fiore e il primo frutto. Aspettiamo. Ci vuole il suo tempo nelle cose della natura.