«L’altro giorno, raccontai, ho chiesto a mamma, Come ci si sente a essere tanto vecchi? E lei ha detto, È così strano. Ogni mattina mi guardo allo specchio e mi chiedo chi è quella vecchia che mi sta fissando. Dentro, ho ancora sedici anni!». Lo scrive Daniel Mendelsohn in Odissea, a pagina 249.
È un esempio che gli serve per far riflettere i ragazzi del suo seminario su un tema fondamentale del poema omerico: «Che aspetto hai e come ti senti, l’interno e l’esterno, cosa vedi tu e cosa vedono gli altri». Un tema fondamentale, io credo, anche per tutti noi, tutti i giorni di questa nostra vita.
A me, a differenza della madre di Mendelssohn, lo scarto rispetto all’età che mi sento addosso, che se non è sedici è ventidue anni, non è tanto nei confronti del viso nello specchio, che riconosco come il mio, cambiato com’è negli anni per effetto del tempo e della forza di gravità. No, lo scarto lo avverto quando guardo gli altri per la strada e penso “Ma guarda quanti vecchi in giro”, e magari sono persone che hanno dieci anni meno di me…

Seillans, io e lo specchio attraverso l’oblò del bagno