Non so come viene vissuta la cosa in città, ma qui in campagna, in una campagna in cui non nevica sempre ma neanche così raramente, la prossima nevicata (ma soprattutto l’ondata di freddo siberiano che l’accompagnerà) è ormai l’argomento clou delle conversazioni. C’è chi ricorda la nevicata dell’85 con la precisione dei ricordi di ieri (l’edicolante mi ha raccontato: «la mattina dopo sono sceso in campo e ho cercato di far cadere la neve sui rami con un bastone, ma sono morti 136 olivi»); i più vecchi ti parlano della mitica nevicata del ’56 (Fernando, che all’epoca pascolava ancora le pecore, ricorda che «il 1° febbraio era freddo ma bellissimo, ma la mattina dopo non si riusciva ad aprire la porta di casa per quanta neve era caduta durante la notte»).
Io non so come sarà questa volta. Nessuno lo sa. La neve è attesa per domenica notte e, ahimè, se sarà più che poca cosa dovrebbe anche attecchire visto che per il giorno dopo è previsto tempo bello ma poco più di un grado di temperatura massima all’ora di pranzo. Speriamo che le previsioni di questi giorni siano un po’ all’antica, (siano “alla Bernacca”, per capirci con i più “maturi” tra di noi), e che i satelliti e gli algoritmi si stiano sbagliando. Spes ultima dea, no?

La nevicata del 4 febbraio 2012
Io di mio posso dire che a me la neve non piace. Anzi mi “dispiace” e non poco. Mi è sempre “dispiaciuta”, anche quando ero bambino. Mi attrezzerò comunque per non dover prendere l’automobile e aspetterò con pazienza – e con le dovute scorte nel frigorifero e nella dispensa – che tutto passi e si torni alla normalità. Vorrà dire che magari berrò un bicchiere di buon vino rosso in più…