Freddo al naso. Non c’è niente da fare: a meno che tu non vesta come il capitano Ultimo, con tanto di passamontagna con due buchi per gli occhi e uno (opzionale) per la bocca, quando esci alle 8 del mattino con tre gradi tre di temperatura esterna, e lunghi tratti di sentiero all’ombra, quello che avverti è una morsa (vabbè, non esageriamo, una morsetta) di freddo al naso. È come avere addosso una mascherina di ghiaccio, il freddo lo senti proprio lì, molto più che sulla pelata. Sono gli effetti collaterali del benessere che ottieni passeggiando.
Chicca, foderata com’è di pelo, pare non sentirlo (per quanto…). Io lo sento e cerco i punti assolati. Sui bordi della strada, l’erba è ancora bagnata dalla rugiada della notte,
mentre per terra, sull’asfalto, ghiande e foglie di quercia formano belle nature morte.
Chicca, fatto tutto ciò che è d’uopo fare la mattina presto, ha in premio la solita ciotola di croccantini, si sluffa tutto e torna a praticare il suo sport preferito.
Io, dal canto mio vado in cantina: devo riempire sedici bottiglie e almeno dodici lattine, prima che faccia troppo freddo e l’olio geli. Saluti dalla campagna sabina.