Ma chi l’ha comprato?

In questi giorni in giro per la Lucania – attraversando su strade spesso improbabili una natura dura e affascinante – abbiamo visto  molte cose belle, molte cose molto belle e un discreto numero di brutture.

Ieri ho capito perché di Metaponto, tappa a metà degli anni settanta di un giro in campeggio fatto con amici, ricordavo poco se non la minaccia di zanzare grosse come Stukas che ci volteggiavano attorno nonostante gli zampironi e il desiderio che arrivasse presto la mattina per poter raccogliere le nostre cose e scappare via verso la Puglia (dove peraltro una pioggia battente sul Gargano ci costrinse a por fine al viaggio…).

Metaponto verso le 13 si è rivelata una landa deserta, un paese inesistente, un sito archeologico maltenuto che non invogliava ad abbandonare automobile e aria condizionata per aggirarsi tra pietre e sterpi. E nemmeno il Museo (del quale peraltro la guida non esaltava i meriti) è riuscito a farci cambiare idea. Il lido di M, dal canto suo, è una serie di strade con villette anni sessanta-settanta abbastanza malmesse dove s’intuisce che al di là c’è il mare. Unica presenza umana un gruppo di extracomunitari ovviamente di colore che raccoglieva cocomeri in pieno sole  in un campo di fronte al sito archeologico, mentre tre “signori” aspettavano all’ombra degli alberi sulla strada, accanto a un tir mezzo pieno di casse degli stessi cocomeri.

In una piazzetta al centro del Lido, l’unica nota «divertente», questa scritta.

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E chissà se il Papaleo dell’invettiva è l’attore, o un arbitro, o un qualsiasi abitante della zona. Io, vedendo la scritta,  «mi sono fatto il film» che nel suo Basilicata coast to coast Rocco Papaleo abbia parlato male – o magari, peggio, non abbia parlato affatto – di Metaponto Lido e che qualche locale abbia preso male la faccenda. Ma non ho potuto controllare – lo farò quando torno…

Magari è solo una storia di calcio, un rigore negato, un fallo non fischiato. Chissà…

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