L’unica passeggiata che sono riuscito a fare in questa vacanza – delle tante che avevo pianificato – è stata quella al Campigol della Vezzana e alle sorgenti del Rio Travignolo. C’ero già stato anni fa con Daniela ma ci tenevo a tornarci e a farle vedere ad Angelo e Franco. In più è una passeggiata da pensionati, quindi, pensavo, anche alla portata del mio mal di schiena. In primissima mattinata ero comunque passato dalla guardia medica che mi aveva fatto la seconda iniezione di Muscoril e Voltaren insieme (5 cc direttamente in chiappa… un’eternità) per cui mi sentivo abbastanza tranquillo.

Le Pale di S. Martino
La passeggiata è stata bellissima, sotto un sole caldo e potente (avendo dimenticato sia il cappellino sia la crema protettiva, da allora ho cosparso la pelata di crema idratante due o tre volte al giorno per qualche giorno ed è stato fantastico sentire lo “suossshhhh” con cui la pelle assorbiva ogni volta in un battibaleno la crema …). Dopo aver lasciato la macchina si passa subito la Malga Venegia, poi si arriva alla Malga Venegiotta da cui si sale verso il campigolo. Sullo sfondo, lo spettacolo incomparabile delle Pale di S. Martino, con il Cimone e la Vezzana a fare il duetto dei protagonisti.
Arrivati al Campigol, basta risalire il Travignolo – che lì è un torrentello-ello-ello – per un centinaio di metri e all’improvviso, se guardi in su, il torrente non c’è più. Sotto i tuoi occhi, lontane una dall’altra una decina di metri al massimo, ci sono quattro o cinque polle (qui accanto ne vedete una) dalle quali esce l’acqua che probabilmente scende dal ghiacciaio più in alto ma che fin lì procede sottoterra. Devo dire che a fratello e cognato lo spettacolo non ha fatto effetto più di tanto, almeno così mi è sembrato A me invece quella specie di miracolo ha colpito come la prima volta (e forse più).
Non so perché, ma la visione (l’idea) dell’acqua che viene fuori dal nulla mi esalta, esalta il mio “io” panteista, mi fa sentire un pezzo di qualcosa di più grande, mi fa sentire in armonia con quello che mi circonda.
E certo è più facile sentirsi in armonia con le Dolomiti a qualsiasi ora che con il Grande raccordo anulare all’ora di punta…