Forse non vincerà tutti gli oscar cui è candidato. Forse non vincerà nemmeno quelli che contano davvero (anche se Emma Stone è davvero brava). Ma l’Oscar per la miglior colonna sonora non dovrebbe proprio perderlo. Parlo di La La Land, il film del giovane e bravissimo Damien Chazelle. Del film non parlo, primo perché non sono un critico, secondo anche perché io di mio sono il classico spettatore “boccalone”, quello che quando entra nella sala buia l’incredulità la sospende subito – e poi come si fa a non sospenderla con un musical, una roba che due si conoscono, passeggiano e poi si mettono a cantare e a ballare?
Ho letto una recensione molto intelligente e colta su La La Land come omaggio dal profondo del cuore a un genere amatissimo e insieme ammissione dell’impossibilità di rifarlo, dell'”impotenza a riprodurre il modello”. Ed è una chiave di lettura che spiega anche il finale dolce-amaro, con quello che poteva essere e non è stato, con l’amore che non vincit omnia. Io, per me, comunque, di Oscar gliene darei tanti, tantissimi, tutti. Per me sono state due ore di godimento assoluto, due ore in cui mi sono perduto dentro lo schermo e per le strade di Los Angeles. E da quando ho scaricato la colonna sonora (privilegio che Amazon riserva a chi compra i cd) non faccio che sentirla e risentirla.
E ballo sul raccordo della Highway tra le auto ferme per l’ingorgo, volteggio sulle colline dopo la festa, salgo al Griffith Observatory sulle tracce di James Dean, ri-volteggio tra le nuvole. Tutto standomene tranquillamente seduto in macchina o spaparanzato davanti allo stereo. Un miracolo che vale un Oscar. Almeno.