Oggi ho ricevuto dei faldoni che papà aveva conservato e che stavano in qualche recesso della casa di via Giorgio Pallavicino, prima di venire trasferiti, negli ultimi tempi, in cantina.

Tra questi ce n’era uno che contiene documenti di mia madre: passaporti, tessere varie, carte d’identità. Sulla prima delle quali, datata 5 settembre 1939 (mamma aveva appena compiuto 16 anni), c’è una foto che mi piace. Una foto posata, in studio, con una camicetta bianca con il colletto e i taschini traforati; una foto in cui sembra più grande anche per via della pettinatura (credo) alla moda, con quell’onda alta sulla fronte; una foto in cui guarda “in camera” (ma anche oltre), un po’ come la Garbo nel finale della Regina Cristina.

Sulla carta d’identità è riportato il nome di mamma: “Elisa”, ma sotto la foto, nella firma del (in questo caso della) titolare il nome è “Lisetta” (con due “t” proprio da ragazzina).

Anche in una tessera universitaria di qualche anno dopo mamma si firma Lisa, come del resto faceva nelle lettere. Il suo nome, evidentemente, non le piaceva intero. Le piaceva così.