Mi racconta Daniela di un amico comune convinto che la parola spirale sia in realtà aspirale, da cui “l’aspirale” del titolo al posto del più usato e – “digiamolo” – più banale “la spirale”. Come prima reazione ho sorriso a piene guance – mancava la boccuccia e la mia in quel momento doveva essere una vera faccia da serfie.
Ma poi ci ho pensato un po’ su e mi è venuto in mente che “aspirale” è una parola assai bella, che ha una tensione positiva che manca del tutto alla parola “spirale”.
La spirale fa pensare a un avvitamento verso il basso, a un richiudersi in se stessi, per consonanza (anzi, direbbe un enigmista, per cambio di consonante) fa pensare addirittura alla morte, allo spirare.
L’aspirale invece tende verso l’alto, non si rassegna, apre i polmoni all’aria, desidera, sogna. Io credo che se l’Accademia della Crusca ha accettato la parola “petaloso” dovrebbe prendere in considerazione anche la parola aspirale. Specie in tempi come questi. Se no va a finire che ci avvitiamo tutti in una spirale di depressione.