La bruschetta di ieri

E così è arrivato l’olio nuovo. Con due primati. Primo, la rapidità: raccolte le olive dalle 8 alle 16, alle 19 l’oro verde era già bello e pronto nei contenitori che poi ho scaricato nella botte d’acciaio. Secondo, la resa davvero bassissima: 41 chili (45 litri circa) di olio da quasi sei quintali di olive (per l’esattezza 585 chili).

Mi sono detto, facendo i conti a mente, “l’8 per cento”. “Poco…” ho aggiunto tra me e me.
Poi ho fatto bene i conti con la calcolatrice dell’i-Phast, ed è risultato che stavamo solo un’anticchia (ma proprio un cicinin) più del 7 per cento. “Pochissimo…” ho concluso.

Del resto ha piovuto per due tre giorni quasi ininterrottamente, e siamo solo al 10 ottobre: c’era da aspettarselo, con le ovvie conseguenze in termini di costi su cui non starò a insistere. Del resto “signori si nasce. E io, modestamente, lo nacqui”

L’altra faccia della medaglia è che l’olio è davvero buono. Con un colore verde che io trovo bellissimo, acidità praticamente inesistente (e volevo vedere…). Non starò qui a disquisire su nuances di profumi e/o sapori: non sono un degustatore, già faccio fatica con quelli dei vini, figuriamoci con l’olio… (Mi ricordo a una degustazione di caffè, vent’anni fa circa, un tipo che percepì un sentore di tonno – ed era convinto di fare un complimento alla miscela…).

E la bruschetta – solo pane e olio, nient’altro – era buona buona buona. Da ripetere.

La parola alle immagini.

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