È martedì? Deve essere Roma

L’altro giorno sono stato a trovare un amico che non vedevo da tempo e che abita sotto al Quirinale, a due passi da Fontana di Trevi. Era un bel po’ che non andavo da quelle parti e ho avuto, moltiplicata all’ennesima potenza, la pessima sensazione che qualche tempo fa avevo già avuto, per esempio, a via del Governo Vecchio: dei “cibifici” per turisti, una città che non ha più identità, comitive in fila indiana dietro la guida e un po’ indifferenti al contesto in cui si trovano (“è martedì? Deve essere Roma…”).

La Fontana di Trevi è in restauro. Svuotata, con una passerella che la attraversa a metà, là dove Anitona ripeteva “Marcello, come here, Marcello come here”. Tutto intorno alla vasca c’è una parete di vetro. Ma, là dove indica la freccia, hanno messo una vaschetta davanti alla quale i turisti possono girarsi e ripetere il gesto immortalato dal film di Jean Negulesco (con attenzione, però, che la vasca è davvero esigua).

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Mentre giravo a piedi in attesa che si facesse l’ora dell’appuntamento, un’altra brutta notizia. Le vetrine irrimediabilmente chiuse – ho visto su internet che è successo un anno fa, ma io, campagnolo, non ne avevo saputo niente – di Viganò, il bel negozio che stava accanto al Quirinetta e che aveva i cappelli più belli del mondo e splendide cose scozzesi e irlandesi, dalle cravatte di lana, agli shetland, alle giacche in Harris Tweed. Anche così una città perde l’anima.

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