Adoro gli eufemismi e non mi piacciono i punti esclamativi. Ma i “capperi” del titolo non sono un eufemismo, mentre il punto esclamativo, sì, quello c’è ed è vero. Ma se guardate le foto qui sotto vi renderete conto che era quasi obbligatorio…
Probabilmente vi chiederete dove siamo. Siamo sotto le mura di Roma, all’altezza della Porta Tiburtina, sotto Villa Dominici. Negli interstizi tra gli antichi mattoni fioriscono fior di capperi oggi in fiore. L’altro giorno ho preso un po’ di punte di pianta e le ho messe in un vaso, ma non credo che riuscirò a farne vere talee. Magari, al massimo, uscirà qualche frutto che poi si potrebbe provare a piantare negli interstizi di qualche muro al sole, visto che la piantina che ci è stata regalata da Cristina, e che avevamo messa in terra accanto alle rose, è morta, di troppa terra e acqua, credo.
La signora che nella foto a destra sta nel prato, e parla con l’altra donna, stava raccogliendo capperi. Rivolta all’altra commentava: “Sono buoni, vanno messi sotto sale e così si risparmia un bel po’ di soldini”. L’altra, mentre mi allontanavo, le chiedeva di insegnarle a prendere i fiori giusti. La risposta si è persa nel cammino. Poco prima di arrivare alla macchina, parcheggiata lì vicino in divieto di sosta, ne ho preso uno, di fiore, e l’ho mangiato. Buono, sapeva di cappero…