I due inglesi

Arrivarono insieme negli Stati Uniti dalla natia Gran Bretagna, lavoravano nella stessa compagnia, vivevano nello stesso appartamento. E pare che il genio in realtà abbia molto appreso (quando non copiato), dal suo compagno di stanza. I due inglesi  sono Charlie Chaplin (il genio) e Stan Laurel (il compagno di stanza). Ho scaricato la foto di Chaplin, 27 enne scapigliato, da una galleria di quelle che ogni tanto si trovano sulla rete. E allora mi sono tornati in mente vecchie letture sulla sua amicizia con Laurel. E sono andato sulla rete a cercare foto e notizie dei due, per rinfrescare vecchi ricordi e magari scriverci un post.

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Cercando cercando, ho trovato un bell’articolo di  Romano Giachetti  su Repubblica (in realtà la recensione di una biografia di Stanlio). Scrive Giachetti: “Laurel, rifacendosi a un grande del vaudeville, Dan Leno, tentava di mimare in abiti da pezzente la pena che era la vita. Lo faceva soprattutto nel modesto alloggio che lui e Chaplin avevano preso in affitto nei pressi di Times Square, ideando sketch, sfornando una trovata dietro l’altra, come se fossero in scena. Chaplin lo guardava, prendeva nota. Poi, quelle trovate le portava lui in palcoscenico. Quando Laurel provò in teatro un numero che aveva preparato in segreto, Jimmy l’intrepido, Chaplin fece suo anche quello, e il giorno dopo Laurel fu licenziato”. Episodi come questi li conosciamo perché è alle mogli, soprattutto a quella Virginia Ruth che sposò tre volte, e ai cui diari il biografo di Stanlio ha fatto ricorso, che Laurel confidò tutto questo. Non ne parlò mai con altri o in pubblico.

Devo dire che ho fin da piccolo molto apprezzato Chaplin, ma quello nei confronti di Stanlio è stato da subito eterno amore. Lui e Ollio erano, ma soprattutto lui,nelle domeniche dai nonni, fonte di irrefrenabile allegria. E leggere questi racconti sulla sua vita me lo ha reso ancora più caro.

Un ultimo aneddoto. Pare che poco prima di spirare, in ospedale, Stan disse a un’infermiera: “Preferirei essere a sciare anziché dover far questo”. L’infermiera gli chiese: “Lei scia, signor Laurel?”. “No – rispose lui –, ma preferirei farlo lo stesso”.

 

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