Ai primi di novembre siamo stati al Verano. E abbiamo fatto il giro delle varie tombe di famiglia: quella dei miei nonni e genitori, quella delle bis/trisnonne, quella della famiglia di Daniela, e anche quella, recentemente trovata dal cugino Luca, del buon Tito Chierici, il “padre” affettivo di nonno Enrico. Tutte, insomma, a parte quella dell’innominabile bisnonno Luigi, che è pure un po’ fuori mano, lassù al Pincetto. Ma un giorno di questi porterò qualche fiore anche lì (dove c’è la più alta concentrazione di Galantini mai vista…)
A tutte abbiamo portato qualche crisantemo: avevamo preso un mazzetto di quelli più classici, color viola pallido,
e uno di quelli color verde mela (molto azzeccato l’abbinamento tra i due colori).
Così, a sera, quando gli “stranieri” lasciano i viali pieni di cipressi e gli “indigeni” cominciano a ravvivare la città dentro le alte mura, immagino la bisnonna Ernesta, con i suoi boccoli neri alla moda di fine ottocento, che incrocia, camminando sotto braccio a sua madre Costanza, il buon Tito, con la barba sale e pepe e la paglietta in testa. E si guardano e sorridono, mentre all’occhiello della giacca di lui risplende lo stesso verde del mazzetto di fiori che ha in mano lei.
L’ha ripubblicato su enricogalantinie ha commentato:
Immagino la bisnonna Ernesta, con i suoi boccoli neri alla moda di fine ottocento, che incrocia, camminando sotto braccio a sua madre Costanza, il buon Tito, con la barba sale e pepe e la paglietta in testa. E si guardano e sorridono, mentre all’occhiello della giacca di lui risplende lo stesso verde del mazzetto di fiori che ha in mano lei.