Adesso sono bloccato nel mio studio a lavorare (confesso di essere un po’ cotto e di andare avanti sulle forze). Ma ieri sera mi sono rifiutato: «’gn’ho fatta a lavora’». E me ne sono andato, verso le quattro e mezzo, un paio d’ore in piscina. Mi sono attrezzato ben bene, con kindle, telefoni e il mio ghetto blaster su un tavolino all’ombra. E lì sotto anche i “ragazzi” a tenermi compagnia.
E mentre facevo le mie vasche e poi gli esercizi di rito con la ciambella (con tanto di pesciolini…) e poi prendevo il sole sul materassino, dall’altoparlante uscivano le note di Ghidon Kremer e del suo Hommage a Piazzolla. Praticamente un Paradiso.
Poi, una volta asciutto, mi sono seduto al sole a leggere un po’ di Cielo di sabbia, di Lansdale (l’ho finito stamattina: come scrive bene quell’uomo). Quando il sole è sceso dietro la collina e l’ultimo raggio si è alzato sopra la mia testa, era ormai ora di andare. Ho finito il capitolo, raccolto le mie cose e, messo a mollo il pane per il pappone dei tre amici pelosi, ho iniziato il rito dell’innaffiamento.