Ieri è stata la giornata della “pietas”. Dopo la rassegna stampa su RadioArticolo1, prima di tornare verso casa, deviazione (con più fermate) al Verano. Prima fermata all’ingresso Portonaccio, sulla Tiburtina, per mettere qualche fiore sulla tomba di Tito Chierici e su quella dei Barillà, al Crocione. Poi, inforcato di nuovo lo Scarabeone, seconda tappa all’ingresso dello Scalo di S. Lorenzo, per un saluto e qualche fiore prima dai miei e poi dalle “avole” (la bis e la tris), sulla tomba ricostruita da nonno Enrico nel campo che era stato bombardato il 19 luglio del 1943, giù verso il quadriportico, accanto al cenotafio di Garibaldi, subito a destra dell’ingresso principale del Verano.
E lì m’è cascato l’occhio sui ritratti di Filippo Severati, che notai per la prima volta tanti anni fa. E oggi come allora quei tondi, realizzati a smalto su pietra lavica (una tecnica se non inventata comunque perfezionata dallo stesso F.S., per la quale egli ottenne il titolo di “porcellanista” del papa), con i ritratti della borghesia capitolina, mi sembrano davvero notevoli.
A noi tra mille anni metteranno una di quelle orrende cornicette con lo slide show.
Un valido motivo per rifiutarsi di morire!
belli davvero!
slide show…? probabile ma orribile, immagino i cimiteri cosparsi di televisionette cangianti..!
qualora non riuscissi a rifiutarmi di morire (cosa in cui mi impegnerò a fondo) meglio una spolverata di ceneri sotto il mio cipresso femmina