“Berretto pipa bastone, gli spenti
oggetti di un ricordo.
Ma io li vidi animati indosso a uno
ramingo in un’Italia di macerie e polvere.
Sempre di sé parlava ma come lui nessuno
ho conosciuto che di sé parlando
e ad altri vita chiedendo nel parlare
altrettanta e tanta più ne desse
a chi stava ad ascoltarlo.
E un giorno, un giorno o due dopo il 18 aprile
lo vidi errare da una piazza all’altra
dall’uno all’altro caffè di Milano
inseguito dalla radio.
“Porca – vociferando – porca”. Lo guardava
stupefatta la gente.
Lo diceva all’Italia. Di schianto, come a una donna
che ignara o no a morte ci ha ferito”.
Questa poesia si intitola “Saba” ed è tratta da Gli strumenti umani, probabilmente la raccolta più bella (anche se è difficile e fors’anche sbagliato fare graduatorie in questo campo) di un poeta che amo particolarmente, Vittorio Sereni.
L’ha ribloggato su enricogalantinie ha commentato:
Amo i numeri. È un amore vecchio, che nasce dalla scuola. La vecchia scuola, quella prima degli “insiemi”, quella fatta di operazioni semplici, che facevo a memoria con un discreto successo. Addizionare, sottrarre, dividere, moltiplicare: questo era il mio pane da bambino a scuola. E ancora adesso a volte mi esibisco in addizioni a mente che stupiscono i miei interlocutori (finché tengono quei due neuroni…). Amo anche le statistiche (nonostante gli ammonimenti trilussiani9. E leggo spesso quelle relative al mio blog. Dove, accanto ai post più recenti, che sono ovviamente i più visti, ci sono anche degli evergreen (dovuti soprattutto ai titoli o alle parole-chiave che incontrano sui motori di ricerca le richieste di chi si affida a google & co. Tra gli evergreen o, meglio, tra i “green again”, c’è il post che ribloggo oggi, scritto quasi nove anni fa, che ha attraversato la blogosfera con alterno successo ma quasi sempre sotto il radar, ma che dal marzo 2018, sembrerebbe di capire da dopo le elezioni, ha visto aumentare considerevolmente suoi elettori. esponenzialmente nel trimestre marzo-maggio, ma poi, certo in maniera minore, durante tutto l’anno. E visto il tono della poesia di Sereni su Saba non credo sia un caso…