Moebius, l’immenso

Tra gli autori di fumetti ci sono quelli scarsi, quelli così così, quelli bravi, quelli molto bravi, quelli bravissimi, quelli molto bravissimi (se mi passate la sgrammaticatura), gli autori, i grandi autori, i geni. Ma c’è un solo, immenso, Moebius.

La prima tavola della serie de L’Incal

Basterebbe guardare qui a sinistra per rendersene conto. Quella che vedete, con una prospettiva che nemmeno il sommo quadraturista seicentesco Andrea Pozzo (se volete sapere chi era costui, entrate in S.Ignazio a Roma e guardate il soffitto della navata, e poi anche la finta cupola…), quella che vedete qui a sinistra insomma è la prima tavola del primo volume dei sei che compongono la storia dell’Incal e del detective di classe R John Difool. Una serie pubblicata tra il 1981 e il 1988 su Metal Hurlant, storica rivista francese di “bédé” (che sta per bande dessinée, cioè fumetti) ma non solo. La storia, fantastica e ambientata in un mondo distopico, di John e del suo compagno  Deepo, uno strano uccello assai pensante (e per un po’ anche parlante), è dovuta alla fervida fantasia di Alejandro Jodorowsky, regista drammaturgo e sceneggiatore (quello di El Topo e La montagna sacra) ed è impossibile da riassumere (o almeno – diciamola tutta – non mi va di farlo…).

Dopo i sei episodi illustrati da Moebius, Jodorowsky ne ha scritti altrettanti che sono stati illustrati da altri disegnatori. Per quanto questi siano bravi, proprio il confronto dimostra l’assunto dal quale sono partito.

Anche perché Moebius non è che abbia fatto solo L’Incal nella sua vita. Anzi. Con il suo vero nome, Jean Giraud, ha firmato la serie western Fort Navajo, con il personaggio di Blueberry, che all’inizio aveva il viso di Jean Paul Belmondo. Ma soprattutto, negli anni 70, quando fondò il gruppo Les Humanoides Associés (che poi diede vita alla già citata Metal Hurlant), già divenuto Moebius, pubblicò le storie del Garage ermetico, di Arzach e, appunto, di John Difool.

Intendiamoci, non è che il fatto che sia il più grande ne fa anche il più amato, almeno da me. Personalmente  preferisco di gran lunga Bilal e Pratt, per dirne due. Ma devo anche ammettere che come Moebius non c’è nessuno.

Leggere per credere.

Una tavola di Arzach

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