Anche se la notizia non è nuova (a me comunque era sfuggita) devo dire che mi ha incuriosito molto il titolo e il protagonista.L’uno era “The apostate” (l’apostata) e l’altro era (ed è) Paul Haggis, lo sceneggiatore-regista vincitore di due Oscar con Crash nel 2006 (per la sceneggiatura e come miglior film) e anche lo sceneggiatore di quel Million dollar baby che vinse l’Oscar come miglior film l’anno prima, nel 2005.
Per questo ho affrontato non senza qualche timore la mega inchiesta che ho trovato sul sito del New Yorker, scritta da Lawrence Wright (24mila parole, 150mila battute, 80 cartelle: un’eternità, insomma) pubblicata a metà febbraio.
Il sottotitolo aiuta a capire il perché del titolo e l’altra grande protagonista dell’articolessa. Recita così: Paul Haggis vs the Church of Scientology. Ed è proprio Scientology infatti l’oggetto della ricerca. Di Scientology sapevo poco o niente: che è un setta (anche se si autodefinisce “Chiesa”); che è stata fondata da un famoso autore di fantascienza (L. Ron Hubbard) del quale peraltro non ho mai letto niente e la cui opera non mi incuriosisce per nulla; che ne fanno parte molti divi d Hollywood, a partire dalle due megastar Tom Cruise e John Travolta. Stop, qui si fermavano le mie conoscenze. Ma Haggis mi incuriosiva. È un autore di roba seria, un uomo in grado di raccontare storie complesse, di comprendere il profondo dei suoi personaggi, di concentrare in una scena o due motivazioni, decisioni, svolte. Insomma è uno scrittore, un narratore vero. Che cosa cazzo ci fa una persona così in una cazzo di setta americana?
L’inchiesta di Wright è il tipico lavoro da giornalista Usa. Grande lavoro di gambe (come si direbbe se si parlasse di un poliziotto dell’87° distretto…). Grande ricerca di oggettività (anche se è chiaro che il giornalista non sta dalla parte della setta). Costruito a blocchi, il lunghissimo articolo sposta l’obbiettivo (o meglio: la penna; o meglio ancora: la tastiera) sull’uomo, poi sulla setta, poi ancora sull’uomo nelle sue interazioni con la setta e via spostando. È pieno di citazioni virgolettate, dove a ogni accusa di Haggis risponde o un amico (o ex amico) ed ex-correligionario, oppure il portavoce di Scientology, che ne contestano le affermazioni e così via.
La lettura è istruttiva. Scientology è il classico metodo americano di self help trasformato in “religione” brainwashing, una macchina mangia soldi quant’altre mai, con l’intuizione di Hubbard di rivolgersi a Hollywood, ai divi “catturati” quando ancora non sono tali, nella più famosa scuola di recitazione della città del cinema, in modo di sfruttarne poi l’effetto moltiplicatore una volta che hanno raggiunto la fama. Una religione in cui ogni adepto deve crescere nei vari gradi di “consapevolezza” (che si acquisiscono tramite costosissimi corsi di formazione) fino a divenire, chi può (in tutti i sensi) “Operating Thetan VII”, il top della consapevolezza, superando così quei problemi in cui l’umanità si dibatte da 75 milioni di anni, da quando regnava il tremendo dittatore Xenu (dico: Operating Thetan, Xenu il dittatore, roba che nemmeno su Star Trek…). Un mondo chiuso, in cui forse è facile entrare ma è difficile uscire, impossibile farlo senza scontri con le strutture e lacerazioni con gli affetti più cari, se questi non ti seguono nella scelta di andare via.
E qui torna la domanda dell’inizio. Ma che cazzo ci faceva uno come Paul Haggis in una roba così? E qui dovrei raccontare la vita dell’artista, la sua giovinezza turbolenta, la sua gavetta a Hollywood, il successo costruito pezzo per pezzo, fino alla gloria degli Oscar (ma se volete, le 80 cartelle di Wright sono più che esaurienti…). Il succo della storia è che Haggis in fondo era uno Scientologo come molti sono cattolici. Ti ci trovi per nascita o per una scelta un po’ casuale, puoi esserlo tiepidamente (probabilmente, nel suo caso, ci saranno stati anche dei vantaggi all’inizio, vista la diffusione della setta a Hollywood), e poi i sistemi di self help funzionano. Vissuta così non fa male. E se sei per formazione un “underdog”, può essere anche divertente stare in un’associazione che non ha universalmente una buona fama
Tutto va bene, insomma, fino al casus belli. Che nel caso di Haggis è una presa di posizione della Chiesa di Scientology di S. Diego a favore della proposition 8, con cui si proponeva di cancellare il diritto al matrimonio dei gay e delle lesbiche (due delle tre figlie di Haggis sono omosessuali). “La pubblica sponsorizzazione della Proposition 8 – scrive Haggis nella sua lettera di dimissioni al portavoce di Scientology – , che è riuscita a togliere diritti civili ai cittadini gay e lesbiche della California – diritti che erano stati garantiti dalla Corte suprema del nostro Stato – è una macchia sull’integrità della nostra organizzazione e una macchia su di noi come persone. Avere sostenuto pubblicamente questa legislazione piena d’odio ci deve far vergognare. Restare in silenzio è acconsentire. Io mi rifiuto di acconsentire. Per questo rinuncio a essere membro della Chiesa di Scientology”.
P.S. Welcome in the real world, Mr. Haggis
mah, forse dico una bestemmia, ma trovo haggis abbastanza sopravvalutato. la sparo grossa: non mi sono mai sembrati dei capolavori né crash né million dollar baby, per non parlare di walker texas ranger.
e poi 35 anni passati a sorbirsi le cazzate di scientology… e se non avesse avuto le figlie omosessuali?
confesso che però t’invidio l’impresa delle 80 cartelle, che non so se avrò il coraggio di affrontare.
Al di là del valore di Haggis, visto che comunque uno stupido non è, la domanda è proprio quella: come cazzo ha potuto restare 35 anni in quella associazione a delinquere? Perché la cosa più interessante ( per me) delle 80 cartelle sono le informazioni su quella dannatissima setta. Pensa ai poveri bambini figli di Scientologi, cresciuti in quell’ambiente…