bellofausto 2005. E so quel che bevo…

Sorpresa. Il mio vino bianco, che com’è noto a chi mi conosce non amo affatto, con gli anni migliora e diventa quasi buono. Anzi, bando alla modestia, diventa buono. Perde quel retrogusto che non so definire e che, quand’è giovane, rovina il sapore di “spremuta d’uva” che piace tanto a tanti (ma non a me). Con gli anni perde anche il sapore di spremuta d’uva, per fortuna, e acquista un’intensità e un’allusività quasi da vino vero. E anche un discreto corpo direi. Non so perché, non so come, non succede a tutte le bottiglie (in alcune viene la “fioretta”, quel velo bianco che si forma sulla superficie) ma ad alcune succede. E allora è una festa, almeno per me.

Qualche giorno fa ho preso due bottiglie di bellofausto 2005 (così ho chiamato il bianco, in onore del cane più bello del mondo…) e le ho travasate piano piano, con estrema delicatezza in due bottiglie nuove. Ovviamente un po’ del vino, la parte con la posa, era rimasto nelle bottiglie originali, anche se, come si vede dalla foto e dalla non perfetta limpidezza del vino nel bicchiere, un  po’ di posa doveva essere stata travasata anch’essa. Stasera l’ho bevuto su degli gnocchi di pane al guanciale (dei piccoli knödeln) conditi con burro, salvia e parmigiano. E l’insieme era proprio buono.

Piccola notazione sul nome bellofausto. Nasce da un gioco tra me e il mio cane. Io non avevo mai avuto animali, Fausto è stato il primo. Mi colpiva molto il fatto che, quando stava sdraiato e io dicevo “bello Fausto”, lui muoveva ripetutamente la coda sbattendola per terra. E io glielo facevo fare in continuazione (chissà che cosa pensava lui di me in quelle circostanze…). Poi ho capito che non era tanto l’invocazione “bello fausto” quanto il suono della mia voce a fargli muovere la coda. Ma era troppo tardi, bellofausto era già diventata una parola sola…

E così ho deciso di chiamare il nostro vino bianco in questo modo. Perché Fausto adesso è vecchietto – va per i 13-14 anni – ma, anche quando correrà dietro i polli nelle verdi praterie dove non piove mai e la temperatura è sempre giusta, qui giù, alla Capra Riccia, il vino bianco si chiamerà sempre bellofausto. Anche perché, Fausto, bello lo è davvero…

Fausto nel 2004 (foto Max Curti)

Fausto nell’estate di quest’anno

3 pensieri su “bellofausto 2005. E so quel che bevo…

  1. L’ha ribloggato su enricogalantinie ha commentato:

    Sono ormai tre o quattro anni che non faccio più il vino. Mi sono sbarazzato anche dei macchinari per farlo e delle botti più grandi. Ma ogni tanto scendo in cantina e mi apro una bottiglia dell’ultima annata di moscato (ormai è un vino di almeno 6-7 anni). E sarà che l’ho fatto io, sarà che so che non ne farò più, devo dire che non mi dispiace bermelo mentre me ne sto seduto sulla poltrona accanto alla stufa, sentendo qualche bella musica e leggendo qualcosa di bello. Vita da pensionato.

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