Con il Ripasso successo garantito

Amo bere. Vino. Buono.

Anche se adesso bevo soprattutto il mio vino, che sicuramente è “singero”, come dicono da queste parti; un vino, soprattutto il rosso, al quale mi sono affezionato (come credo succeda con i figli); ma che certo non è come mi piacerebbe che fosse.

Con dodici filari d’uva, però, e con una tecnologia in cantina piuttosto primitiva, più di così è difficile fare. E comunque il mio “Lisa & Eugenio” (sì, gli ho dato anche un nome, quello dei miei genitori) è un vino che si fa bere, anche se non ha lunga vita (e probabilmente, fino a che non mi decido ad aggiungere un po’ di solfiti, non l’avrà).

Ma io amo bere vino buono. E in cantina ne ho abbastanza. Quello di cui vorrei scrivere oggi, lo vedete qui accanto, invece me l’ha regalato l’altro giorno Diego e l’abbiamo bevuto (abbiamo cominciato, ce n’è ancora mezza bottiglia) ieri sera.

Si chiama Saustò, è un Valpolicella Ripasso del 2006, prodotto dalla cantina Monte dall’Ora. Un Ripasso è un Valpolicella fatto rifermentare per dieci giorni sulle vinacce di un recioto passito, che a sua volta viene pigiato dopo cinque mesi di appassimento. La seconda fermentazione, che avviene verso febbraio-marzo su vinacce così zuccherine, ammorbidisce il Valpolicella e ne fa un gran bel vino, un degno fratello minore dell’Amarone.

Mi è piaciuto molto. Per descriverlo preferisco usare le parole dell’azienda: “Di colore rosso rubino intenso, nel bicchiere delinea grandi archi dati da alcoli superiori. Al naso ricorda l’uva appassita, con sentori di ciliegia, prugna e sottobosco, chiudendo poi con integranti e raffinati profumi di pepe e spezie. In bocca è avvolgente, denso e complesso, di lunghissima persistenza”. Il pepe e le spezie al primo assaggio mi sono sfuggiti, ma il resto è tutto vero. Dicono che vada abbinato a formaggi stagionati – per la seconda mezza bottiglia seguirò il consiglio.

Ieri sera abbiamo attaccato a berlo mangiando un avanzo di pasta con i funghi ripassata in padella, e ci stava bene. Per secondo poi c’era un piatto che vedeva un radicchio stufato al vino rosso, con tanto di olive e uva passa, affiancato a una semplice mozzarella con alici. Un mix che ci è piaciuto di molto e con il quale il Ripasso ha rifatto – che ci crediate o meno – la sua porca figura.

Aggiungerò magari un post scriptum per raccontare l’incontro con i formaggi stagionati…

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