Grazie a Dio – anzi, grazie a mia nipote Giulia – ho anticipato di quasi due mesi il vaccino e lunedì 5 aprile, il giorno di Pasquetta, all’Ospedale di Magliano Sabina mi inietteranno la mia prima dose di Pfizer. Lunedì 26 aprile sarà la volta della seconda dose e dunque, entro il 15 maggio, dovrei essere immunizzato rispetto a questo bloody fucky Covid 19. Ero già prenotato con Moderna all’Auditorio di Roma, e il primo appuntamento era per il 20 maggio. Ma l’altro giorno Giulia mi ha whatsappato da Los Angeles, dove vive ormai da tanti anni, per dirmi – lei che è sempre informata meglio di me su quanto succede in Italia e a Roma – che ci dovevano essere un bel po’ di dosi di vaccino disponibili prima del mio appuntamento. Certo, bisognava rinunciare all’appuntamento già fissato, con il rischio magari di non trovare niente e di perdere altro tempo, ma per contro c’erano molte probabilità che invece potessi dare una bella accelerata.
Oh, avevo dimenticato di dire che Giulia da Los Angeles mi aveva già prenotato lei il vaccino precedente e che poi mi ha prenotato anche questo. Questo mondo interconnesso non finisce mai di stupirmi. Il fatto è che, quando qui sono le 24 e nelle date canoniche si apre la caccia ai vaccini, a Los Angeles sono le 15. E mentre io alle 24 di solito dormo, Giulia alle 15 è ovviamente sveglia e altrettanto ovviamente è molto più tecnologica e smanettona di me. Così mi ha procurato gli appuntamenti e io non le sarò mai abbastanza grato. Per questo e per essere, lei, suo fratello Francesco e sua cugina Elisa – i miei nipoti insomma –, quelle persone belle che sono.
A volte (spesso) penso a me come al “fico sterile” della parabola omonima. E non è un bel pensare. Ma tant’è, la mia vita è andata così e non ho nessuna intenzione di lamentarmi. Anche perché ho dei gran bei nipoti e, seppure io non abbia in questo nessun merito, a questo pensiero mi sento abbastanza irragionevolmente un po’meno sterile e molto più fico.