Le foto pubblicate ieri nel post intitolato Momenti di grazia erano “nude”, senza post produzione, erano così come le avevo scattate. Quello che l’iPhastest ha registrato ovviamente non era la realtà in tanto tale – cioè quello che vedevano i miei occhi in quel momento –, ma quello che il suo algoritmo gli ha consentito di fissare nella sua memoria capace.
Oggi mi sono divertito a lavorarci un po’, isolando particolari, scegliendo un formato verticale, con la costante dei cipressi “in quinta”, drammatizzando un po’ il tutto a partire dal cielo. Che nell’elaborazione dell’app Foto dell’iMac mi sembra più simile a quello che ricordo – che parolona “ricordo” per questo Enrico di inizio 2021 – di aver visto ieri.
Non voglio iniziare a ragionare sulla “verità” o meno delle foto, che del resto da quando il digitale ha sostituito la buona vecchia pellicola, democratizzando l’accesso al mondo della fotografia, non ha più un gran senso. Io lavoro con uno smartphone, mi affido a lui per tempo e diaframma e mi riservo per un secondo momento il problema dell’inquadratura. E anche quello di superare, se necessario, i limiti del suddetto algoritmo. Spesso le foto migliori che ho fatto sono particolari di immagini più grandi e meno significative.
Ecco, il prossimo calendario, quello del 2022 – e non si dica che mi riduco all’ultimo minuto – potrei intitolarlo “Particolari”. Comincerò presto a pensarci…


