Bittersweet Winslow

Dulcis in fundo. Si dice così, no? Anche se a volte, come in questo caso, è un dolce che sa anche se non soprattutto di amaro. Bittersweet, come la Sinfonia dei Verve.

Unknown

Don Winslow

In questa sua ultima fatica (Broken, Harper & Collins 2020 – sei romanzi brevi più che racconti lunghi) Don Winslow ci porta su e giù per le montagne russe che contraddistinguono molta della sua produzione. Lo stile è sempre brillante, la scrittura nitida. Alcuni personaggi ricompaiono da un romanzo breve all’altro, alcuni vengono direttamente da altri romanzi dell’autore, in uno c’è una sorta di cameo di un grande protagonista di una delle sue più belle storie. Insomma: fuochi artificiali e godimento assicurato per il lettore.

9788869057625_0_0_626_75Poi arriva l’ultima storia e si cambia registro. L’ultima cavalcata, così si chiama il sesto romanzo breve, ci porta nei territori esplorati nell’ultima trilogia – quella del narcotraffico – ma soprattutto nel romanzo fluviale che quella trilogia concludeva, Il Confine, quasi novecento pagine, uscito solo l’anno scorso. Ne il Confine quasi un centinaio di pagine raccontavano la storia di Nico,  bambino guatemalteco che cerca di scappare dal suo paese, dalle condizioni in cui vive (è un “basurero”, vive e lavora tra le immondizie di una discarica) e da un futuro senza futuro in una delle tante gang locali per arrivare in America dove realizzare un sogno di libertà e di vita civile. Ma verrà prima preso dalla Migra, la polizia di confine americana, e poi travolto anche negli Usa dalla realtà delle gang dalle quali scappava: dovrà affrontare prove durissime e sarà poi rimandato al suo paese. Un romanzo nel romanzo, quello di Nico. Una storia amara, amarissima.

E la realtà dell’immigrazione dal Centroamerica e di come gli Usa la stanno affrontando sta a cuore evidentemente a Winslow. Che ne L’ultima cavalcata ci torna su. Con dei personaggi umani, umanissimi. Vinti dalla vita e dalla incapacità di esprimere i propri sentimenti ma capaci di un colpo d’ala che cambia tutto e ridà speranza a una bambina che era stata chiusa in gabbia.

Sono combattuto tra l’andare avanti e spoilerare un altro po’, o fermarmi. Mi fermo dicendo solo che Cal Strickland è un personaggio splendido, un cowboy fuori tempo in tempi come i nostri (e anche il suo cavallo, Riley, non gli è da meno). Con le sue contraddizioni: ha votato Trump, anche se più per non avere la Clinton come presidente che per le sue idee; e certo non per la politica del Muro e nei confronti dell’immigrazione. Ma capace di fare la cosa giusta non solo quando questo costa poco ma anche quando farlo costa tutto…

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